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Al momento dell’arrivo alla Raffineria il petrolio subisce una serie di trattamenti, che vanno complessivamente sotto il nome di “raffinazione”, necessari per ottenere tutti quei prodotti -GPL, benzina, gasolio e bitume solo per citarne alcuni - che ogni giorno varcano i cancelli ed il pontile della raffineria.
Il primo e forse il più importante processo che subisce il petrolio durante la raffinazione, è la distillazione primaria. Una sorta di bollitura, che avviene nella più grande colonna della raffineria detta topping.
Questo è ciò che succede
Una volta entrate nella colonna, le parti più leggere del petrolio, sotto forma di vapore, migrano rapidamente verso l’alto, seguite da quelle più pesanti che non riescono a risalire tutta la colonna e che quindi si fermano ad altezze via via più basse. C’è poi una parte del petrolio, circa la metà, che è così pesante da ricadere direttamente sul fondo del topping. In questo modo in cima alla colonna si raccolgono i gas, i composti più leggeri, che in parte vengono utilizzati come combustibili nella raffineria stessa ed in parte sono venduti come GPL.
Più sotto si raccolgono le benzine, il cherosene ed i gasoli. Il fondo del topping viene invece inviato in un una nuova colonna, detta Vacuum; tutti i prodotti che escono dal Vacuum attraversano una serie di impianti (Visbreaking e Thermal Cracking) detti di conversione, che li trasformano, spezzettando le lunghe catene di atomi di carbonio, in prodotti più leggeri e pregiati ossia in benzine e gasoli.
Ciò che invece non viene convertito, viene utilizzato per la produzione del bitume. Benzine e gasoli, provenienti dal topping e dagli impianti di conversione, subiscono infine alcuni trattamenti che ne migliorano le caratteristiche, ad esempio il contenuto di zolfo, quello di benzene ed il numero di ottano, e li rendono idonei ad essere venduti sul mercato.
IL PETROLIO
Il petrolio, il cui nome deriva dal latino (petra oleum) cioè olio di pietra, è una sorta di minestrone denso ed oleoso, dall’odore caratteristico e dal colore variabile dal giallo-bruno al nerastro, un miscuglio di composti, idrocarburici direbbero i chimici per sottolineare il fatto che sono costituiti da idrogeno e da carbonio, caratterizzati da pesi e dimensioni molto variabili. Questi composti sono frutto dell’attitudine da parte del carbonio a formare lunghe catene lineari, ramificate o chiuse ad anello, di atomi collegati direttamente tra loro. Quelle che avete trovato sparse in questa pagina sono solo alcuni dei composti, dalle forme complesse e stravaganti, che è possibile trovare curiosando all’interno del barile. In base poi alla forma e a come gli atomi si legano fra di loro, i composti idrocarburici seguono, all’interno della raffineria, strade diverse ma comunque tutte molto lunghe e complesse.
IL BARILE
Il barile è, insieme alla tonnellata, l’unità di misura comunemente utilizzata nell’industria del petrolio. Esso corrisponde a circa 160 litri in quanto di tali dimensioni erano i barili di legno utilizzati, agli albori dell’industria petrolifera, in Pennsylvania per la raccolta del greggio.
LA RAFFINERIA
Una raffineria può avere una struttura semplice o estremamente complessa e sofisticata. Man mano che aumenta la complessità, cresce la capacità della raffineria di ottenere dallo stesso barile di greggio una quantità maggiore di prodotti pregiati, come benzine e gasoli, a discapito di quelli a più basso valore economico come l’olio combustibile.